sabato 29 maggio 2010

Medio Oriente, Asia, Africa. La guerra segreta di Petraeus

Il Pentagono autorizzato a compiere operazioni clandestine anche in aree di pace

Francesca Marretta
La Cia non dev'essere molto affidabile per il Pentagono. Le operazioni sotto copertura all'estero per raccogliere informazioni sul "nemico" sono in genere frutto del lavoro degli 007. Invece, in base a una direttiva militare Usa (Joint Unconventional Warfare Task Force Execute Order) firmata, il 30 settembre 2009 dal generale David Petraeus, 57 anni, Comandante dell'U.S. Central Command (Centcom), che ha base a Tampa, in Florida, sempre sotto i riflettori per il suo ruolo di architetto delle scelte strategiche Usa in Iraq e Afghanistan, prevede che in certi paesi siano ora militari addetti alle Operazioni Speciali a lavorare di cervello.
Lo rivela il New York Times , che citando fonti anonime, parla dell'esistenza di un documento classificato di sette pagine, che autorizza operazioni militari clandestine in Medio Oriente, Asia e Corno d'Africa, finalizzate a raccogliere informazioni facendosi amici ogni sorta di gruppi locali, ma anche accademici o imprenditori. L'obiettivo di questo tipo di intelligence militare che si sovrappone a quella della Cia, per tapparne i buchi, è costruire reti in grado di «penetrare, sconfiggere, distruggere e disgregare» al-Qaeda e altri gruppi estremisti o «preparare il terreno» per futuri attacchi americani o delle forze locali.
Le operazioni architettate da Petraeus si svolgono sia in paesi ostili, come l'Iran, che amici, come l'Arabia Saudita. Le fonti citate dal Nyt, mettono in relazione questa tessitura della tela del ragno, con la preparazione del terreno per un attacco all'Iran, dove vanno raccolte, dice il documento, informazioni sul programma nucleare e costruite relazioni con gruppi dissidenti in vista di una eventuale futura offensiva militare.
Il Nyt scrive che questo tipo di operazioni, a differenza di quelle della Cia, non richiede l'approvazione presidenziale, né che se ne riferisca al congresso, anche il Pentagono assicura le attività di alto profilo passano comunque per l'ok del Consiglio per la Sicurezza Nazionale. Qualche mese fa, sempre il Nyt ha parlato dei piani Usa per bombardare, entro la prossima estate, le basi degli shebab nel sud della Somalia. La milizia fondamentalista islamica del paese legata ad al-Qaeda, oltre a controllare ormai buona parte del paese del Corno d'Africa, comprese zone della capitale Mogadiscio, gestisce campi di addestramento alla "guerra santa" in cui arrivano volontari da diverse parti del mondo.
Anche le operazioni militari Usa in Yemen cominciate a dicembre dell'anno scorso potrebbbero essere state autorizzate dalla direttiva di cui dà notizia il Nyt. I raid aerei con cui a dicembre sono state centrate basi di al-Qaeda in Yemen, sono stati guidati a distanza dalla «war room» di Petraeus a Tampa. L'impegno Usa nello Yemen in termini finanziari è passato, tra l'anno scorso e quest'anno, da 70 milioni di dollari a 150.
In questo paese si trovano le basi del gruppo "al-Qaeda nella penisola arabica", gruppo che ha rivendicato il fallito attentato di Natale sul volo Amsterdam-Detroit. Il governo yemenita riceve, come gli altri alleati regionali degli Usa e anche quello somalo, addestramento militare e soldi per le operazioni anti-terrorismo. Gli Usa non possono correre rischi nel l Golfo di Aden Da questo punto di vista Somalia e Yemen rientrano nello stesso scenario tattico per i generali Usa.
Le fonti citate dal Nyt rivelano che la strategia di Petraeus è partita dalla convinzione di dover allargare il raggio d'azione militare ben oltre i confini di Afghanistan e Iraq. Solo in questo modo si combatterebbero efficacemente i vari gruppi armati "ostili". Nelle stanze del Pentagono c'è chi ritene la mossa del Generale possa rivelarsi rischiosa per i buoni uffici con i Sauditi, o peggio, suscettibile di provocare reazioni ostili di paesi come la Siria. Se catturati, poi, i militari sotto copertura non sarebbero trattati come prigionieri di guerra, dunque non si vedrebbero accordate le garanzie previste dalla Convenzione di Ginevra.
Anche l'Amministrazione Bush aveva approvato operazioni segrete, ma solo in aree di guerra. Il progetto di Petraeus è più ambizioso e segue le orme di una strategia già seguita in Iraq, che Petraeus ritiene un successo e che vide il coinvolgimento di clan locali, dietro pagamento, per mantenere l'ordine in determinate aree. Il problema, come nel caso del controbilanciamento delle forze sunnite e sciite in Iraq, è l'imprevedibilità degli sviluppi della situazione sul terreno. Quello che la direttiva militare Usa contempla è l'espansione dell'attività clandestina in una zona geografica enorme, quanto esplosiva. Attività di persuasione di largo spettro a parte, l'obiettivo dell'operazione è provocare scompiglio tra i gruppi armati nemici e prevenire le minacce che di paesi come l'Iran. Ma quando si raccoglie intelligence oltre ad armi e danari si trasferisce anche know-how, che una volta acquisito può essere usato anche in un modo imprevisto.

Liberazione 26/05/2010, pag 7

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